 I Fuck Buttons non hanno inventato nulla di nuovo, ma hanno individuato una propria via stilistica espressiva, e pure in un contesto che da tempo non riservava piacevoli sorprese come quelle elargite dalla formazione di Bristol. Che poi tutto ciò avvenga prendendo avvio dalle folgoranti intuizioni che furono dei primi Suicide e Test Dept. o da certe soluzioni dei Wolf Eyes non deve trarre in inganno. Perché è proprio quando il duo britannico mette le mani su quella materia incandescente che è l’elettronica industriale, rumorosa e percussiva, che fa la differenza, dal momento che, nonostante l’evidente approccio noise, cerca sempre di approdare in territori orecchiabili. E così ci si ritrova invischiati nel bel mezzo di un pandemonio tribale, magmatico, cibernetico, drone analogico e abrasivo, oltre che ossessivo, minimale e caotico, ma che sa risultare appagante, vuoi grazie ai loop ipnotici (quasi shoegaze per certi versi), vuoi per le soluzioni prossime alla scuola cosmica tedesca (Tangerine Dream e Neu!), vuoi per quei synth, che ricamano note assimilabili, vuoi per alcune ritmiche techno che fanno capolino, vuoi per il suo essere evocativo, travolgente e sadicamente spensierato. Disco, registrato da John Cummings dei Mogwai e masterizzato da Bob Weston degli Shellac. Di una bellezza estrema..
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